Lettera alla Famiglia 2016

Cara Famiglia,
“la gioia dell’amore – amoris laetitia – che si vive nelle famiglie è anche giubilo della Chiesa”.
Non ci sono parole più belle e attuali con cui iniziare questa lettera annuale per te e, attraverso te, per tutta la famiglia della Chiesa. Sono le prime parole dell’Esortazione Apostolica post-sinodale Amoris laetitia del nostro amato Papa Francesco. 
La tua gioia è la nostra gioia, essa scaturisce dall’amore che unisce i tuoi membri, come i figli e le figlie della santa Chiesa e come i fratelli e le sorelle di questa meravigliosa umanità.
Il Vangelo della famiglia ha come contenuto l’amore di Cristo riversato nei vostri cuori attraverso il sacramento nuziale. È una vera effusione dello Spirito Santo, che porta il suo frutto: amore, gioia e pace (cfr. Gal 5, 22).
L’amore, sorgente di gioia e di pace, “è pieno di valori quali la generosità, l’impegno, la fedeltà e la pazienza” (A.L. n. 5).
Il Vangelo chiama i coniugi ad essere immagine vivente dell’amore di Dio, rivelato e donato in Cristo Gesù. “La coppia che ama e genera la vita è la vera scultura vivente, capace di manifestare il Dio creatore e salvatore” (A.L. n. 11).
La famiglia cristiana è inviata a diffondere la gioia dell’amore della stupenda famiglia della Santissima Trinità: “Il Dio Trinità è comunione d’amore, e la famiglia è il suo riflesso vivente” (A.L. n. 11). Il Vangelo della famiglia è come una cascata di amore fresco, vivace e gioioso: sgorga dal cuore della Famiglia Trinitaria, Padre, Figlio, Spirito Santo; raggiunge la famiglia della Chiesa, nata come nuova Eva dal fianco aperto di Cristo, nuovo Adamo; si rende visibile, concreto e vitale nella famiglia, piccola chiesa domestica; infine, come lievito nuovo, fa crescere il desiderio di amore dell’intera famiglia umana.
Ogni famiglia si senta partecipe di questa cascata di amore, che dalla Santissima Trinità raggiunge e fa vivere l’intera umanità nella partecipazione gioiosa di tutto il cosmo creato.
Intoniamo insieme, uomini e creature, il canto di San Francesco, rimodulato dall’ansia apostolica di Papa Francesco: Laudato si’, mi’ Signore. La famiglia, immagine dell’amore di Dio, si fa voce di tutto il creato in cui risplendono sapienza e amore, forza e dolcezza, ne diventa testimone nella storia, che lascia nella creazione i suoi segni benefici da coltivare e le sue tracce dannose da riparare.
La famiglia è impegnata innanzitutto nell’ecologia umana con la ricerca dell’equilibrio sostenibile, sostenuto e amato tra tutti i suoi membri; in seguito unita, motivata e sapiente parteciperà all’ecologia sociale e naturale per il progresso e lo sviluppo dei popoli nella giustizia e nella pace con Dio, con i fratelli e con il creato. L’equilibrio sostenibile, sostenuto e amato si costruisce nella declinazione quotidiana dell’amore coniugale: esso deve entrare nella quotidianità, che non lo svilisce, ma gli offre infinite situazioni per manifestarsi ed esprimersi nelle sue forme più alte, più evangeliche e nella misura del dono di Cristo. Papa Francesco trova nell’inno alla carità della prima lettera di San Paolo ai Corinzi al capitolo 13 la declinazione dell’amore-carità; come ogni declinazione ha i suoi casi e ogni caso comprende numerose situazioni, che trovano la loro svolta nelle dimensioni esistenziali della carità.
Cara famiglia, San Paolo pone la declinazione con quindici casi, che, come tanti rivoli di grazia, raggiungono le situazioni interiori dei cuori e le relazioni intrecciate tra i tuoi membri. Si parte dalla magnanimità-pazienza per giungere alla fine nell’ultimo caso “tutto sopporta”. Il percorso contempla le dimensioni esistenziali della benevolenza, della guarigione dall’invidia, dell’umiltà, dell’amabilità, del perdono, del saper gioire con l’altro, fino al grappolo finale onnicomprensivo, in cui il sopporta non è sopportazione passiva, ma è l’ossatura del “tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta”.
Il risultato dell’amore-carità è meraviglioso e desiderato da tutti: “La carità non avrà mai fine” (1Cor 13, 8).
Se, come ama ripetere spesso il Papa, “il tempo è superiore allo spazio” (A.L. n. 3) non c’è spazio-esistenziale in cui prima o poi l’amore-carità non giunga a portare guarigione, novità e felicità. Veramente l’amore coniugale si eleva all’amore di Dio; riempie il tempo, raggiunge tutti gli spazi, porta il tempo nell’eternità, “è senza fine”, anzi letteralmente “non cade”.
Ogni famiglia è chiamata a trasformare la cascata dell’amore in un rivolo di grazia per la propria storia e il proprio ambiente vitale. La Parola di Dio della festa della Santa Famiglia in questo anno 2016 presenta la famiglia di Nazaret unita nelle difficoltà da affrontare; essa accetta di collocarsi dove il Signore vuole portare la sua presenza di salvezza. Si tratta del brano del Vangelo di Matteo al capitolo 2, 13-15.19-23, chiamato comunemente la fuga in Egitto. Il Signore non fugge, ma si associa alla condizione dell’umanità: Maria e Giuseppe, coppia unita nella difficoltà, la Santa Famiglia, profuga in Egitto, la terra della schiavitù, la Santa Famiglia, chiamata a vivere l’esodo della liberazione, “dall’Egitto ho chiamato mio figlio” (Os 1, 11), la Santa Famiglia, pronta a considerare la terra promessa non quella sognata, ma la Nazaret nascosta e umile, da cui partirà la potenza del profeta, sacerdote e re messianico.
Nell’icona evangelica sono rappresentate le famiglie profughe di tutti i tempi e le famiglie che sanno riconoscere nei cambiamenti il disegno di Dio, che vuole salvi tutti i suoi figli.
La famiglia cristiana vive tutto questo a partire da se stessa e per illuminare e soccorrere le condizioni di disagio materiale, sociale e spirituale di tante famiglie. Il verbo dominante dell’icona evangelica è prendere con sé; nell’esperienza familiare si vive l’accoglienza dell’altro (marito, moglie, figli) e poi è necessario sentire la forza dell’altro che si prende cura di te; perciò è l’icona della famiglia, che si mantiene compatta, per entrare e uscire unita dalle difficoltà. Non c’è violenza o forza, perché tutto avviene secondo l’intenzione del Dio creatore, stando l’uno di fronte all’altro, “gli occhi negli occhi, in un dialogo anche tacito, perché nell’amore i silenzi sono spesso più eloquenti delle parole. È l’incontro con un volto, un tu che riflette l’amore divino” (A.L. n. 12). Infatti dice il Cantico dei Cantici: “Il mio amato è mio e io sono sua” (Ct 2, 16).
Cara famiglia, vivi la tua unità nella dolcezza della consegna all’amore, nella responsabilità dell’accoglienza dell’amore, nella forte premura per non perdere l’amore. Prendi con te il desiderio della Chiesa, perché si possa declinare l’amore-carità anche nelle famiglie in difficoltà esterne e interne o ricostituite in un nuovo disegno.
“Gesù, Maria e Giuseppe, in voi contempliamo lo splendore del vero amore, a voi, fiduciosi, ci affidiamo” (A.L. n. 325).
 
 
 
                                                                                 
                                                                                                                      + Pasquale Cascio
                                                                                                                             arcivescovo
 
Sant’Angelo dei Lombardi, 30 dicembre 2016
Festa della Sacra Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe
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