Lettera alla Famiglia 2015

Cara Famiglia,
con tenerezza, commozione e gioia mi rivolgo a te, in occasione della festa della Santa Famiglia di Nazareth e nel pieno svolgimento del Giubileo straordinario della Misericordia.
Gesù è il volto della misericordia del Padre, la Santa Famiglia è l’icona della tenerezza, che trabocca nelle relazioni di Gesù, Maria e Giuseppe e raggiunge ogni famiglia, costituita nel Sacramento, nell’amore e nella libertà dei cuori.
La famiglia di Nazareth manifesta la misericordia di Dio, come dono da accogliere, vivere e trasmettere, perché la famiglia è il luogo primigenio e proprio della tenerezza, continuamente rinnovata e rimotivata.
Mi piace indicare la misericordia nella famiglia e tra le famiglie come tenerezza rinnovata. Essa permette al patto coniugale di riprendere continuamente il percorso, di provare la freschezza dell’amore, perché attraverso questa forma sponsale di misericordia, Dio continua a visitare l’uomo e la donna con l’energia e la fecondità del suo amore.
Dio stesso ne offre l’esempio nel suo rapporto sponsale con il popolo. Nel libro del profeta Osea, Egli fa sue le parole così frequenti sulla bocca di tanti coniugi feriti: “Accusate vostra madre, accusatela, perché lei non è più mia moglie e io non sono più suo marito” (Os 2, 4). Egli dà sfogo al dolore dei sentimenti feriti, ma improvvisamente un fremito di tenerezza sponsale libera nuove energie con nuove parole: “Perciò, ecco, io la sedurrò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore” (Os 2, 16). La seduzione è la forza del cuore, che è capace di far cambiare percorso di vita ad un’altra persona. L’amore sponsale è nato da una reciproca seduzione, che ha permesso a due persone di ritrovarsi insieme, abbandonando altri percorsi; la misericordia, come tenerezza sponsale, consente all’uomo e alla donna, esperti nell’amore, di ricomporre la comunione dei cuori. La seduzione è la capacità di ritornare nel deserto dell’appartenenza reciproca e di abitare l’uno il cuore dell’altra. La seduzione deve e può percorrere anche la strada della tenerezza sponsale.
Così di nuovo risplende il patto e rifulge la coppia: “Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nell’amore e nella benevolenza” (Os 2, 21). In questo testo della rinascita della coppia, si trovano i due termini, che danno la qualità della misericordia e sono le note dominanti della dolce melodia d’amore, presentata al mondo da papa Francesco nel Giubileo straordinario: Hesed-amore tenero che seduce, Rahamim-amore viscerale che fa rinascere.
Carissimi coniugi, la misericordia sponsale non è la riparazione limitata di un patto finito, Dio ci insegna che è rinascita feconda del patto, mai spento o estinto nel grembo della misericordia di Dio. L’amore coniugale vi ha collocati dall’inizio in queste viscere di misericordia e lì è sempre pronta, possibile e autentica la rinascita. Nel grembo di Dio, di cui voi siete un segno costituito, è possibile far coincidere le parole degli innamorati del Cantico dei Cantici: “Una voce! L’amato mio! Eccolo, viene saltando per i monti e balzando per le colline … Alzati, amica mia, mia bella, e vieni, presto …” (Ct 2, 8.10) e le parole cariche di sofferenza e di fede di Tobia a Sara: “Sorella! Alzati! Preghiamo e domandiamo al Signore nostro che ci dia grazia e salvezza … degnati di aver misericordia di me e di lei e di farci giungere alla vecchiaia … poi dormirono tutta la notte” (Tb 8, 4.7.8). Concludono gli innamorati del Cantico dei Cantici con parole e sentimenti simili, perché sentono la grazia, che salva, come tenerezza infinita di amore e di passione: “Mi sono addormentata, ma veglia il mio cuore. Un rumore! La voce del mio amato che bussa: aprimi, sorella mia, mia amica, mia colomba, mio tutto” (Ct 5, 2).
Tutto questo è il Vangelo della famiglia nel segno della gioia della misericordia ricevuta e donata nella tenerezza sponsale. In questa forma, propria del suo amore, Dio visita ogni famiglia, questa, a sua volta, diventa luogo di educazione all’amore misericordioso e visita le altre famiglie, testimoniando questo Vangelo. I figli, segno permanente dell’amore fecondo, sono anche il richiamo continuo all’amore misericordioso. Essi chiedono attenzione, tenerezza, perdono e questi sentimenti, grazie a loro, acquistano una qualità nuova all’interno del rapporto di coppia.
Maria di Nazareth cresceva nella comprensione che stava portando nel grembo il frutto dell’amore misericordioso di Dio. Quel Frutto benedetto aveva fatto ritrovare in una relazione nuova e speciale la Madre Immacolata e Giuseppe, uomo giusto; Gesù, Maria e Giuseppe sono icona dell’amore misericordioso, che riconcilia e porta la riconciliazione nella gioia della presenza di Dio.
Cara famiglia, visita le altre famiglie con questo Vangelo, che nasconde e rivela Gesù, il Frutto benedetto del tuo grembo di misericordia. “Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo” (Lc 1, 41). La Madre della Misericordia suscita gioia ed esultanza, perché l’umanità si riappropria della novità di Dio.
Cara famiglia, nella pace delle tue relazioni, aiuta la nostra Chiesa a suscitare gioia e speranza, per la riscoperta dell’uomo nuovo, visitiamoci nella novità dei figli amati e perdonati da Dio.
                                                                                 
                                                                                                                     + Pasquale Cascio
                                                                                                                             arcivescovo
Sant’Angelo dei Lombardi, 27 dicembre 2015
Festa della Sacra Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe