Lettera alla famiglia 2020

Lettera alla famiglia 2020

 

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Cara famiglia,

anche in questo anno così travagliato e che si chiude nell’incertezza, mi rivolgo con affetto, gratitudine e speranza a te, frutto prelibato della divina creazione. Nella tempesta sei sempre il rifugio, anzi ora siamo costretti a rifugiarci in te. Sembra che non ci sia altro per sfuggire il nemico-virus in agguato. Quale umanità sperimenteremmo se il “restare in casa” non coincidesse, in qualche modo, con lo stare in famiglia? Abbiamo bisogno di riappropriarci di un elemento originale della nostra cultura: il rapporto indissolubile tra casa e famiglia. Negli anni ci siamo abituati a fuggire ora dalla casa, ora dalla famiglia, deteriorando le relazioni parentali e i legami con il territorio: “Maria e Giuseppe con il Bambino quando ebbero adempiuto ogni cosa, secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret”, così ci ricorda il Vangelo di Luca nella festa della Santa Famiglia (Lc 2, 38). La famiglia, la casa, gli affetti, la generazione della vita sono tutti elementi che trasformano la “chiusura domestica” nella possibilità di ritrovarsi, in qualche modo, come luogo e segno dell’alleanza di Dio con il suo popolo.

Ogni famiglia, anche quella non consacrata dal sacramento, senta di essere segno dell’alleanza di Dio con il suo popolo e con l’umanità intera. Questa coscienza forte ti renda, cara famiglia, luogo sicuro, accogliente, capace di custodire e anche di accompagnare nella guarigione dalla malattia. Vogliamo rivolgere una preghiera accorata per quelle famiglie che attendono nella “casa romita” notizie dei propri cari ammalati, ricoverati negli ospedali, dove il personale sanitario offre con una mano il farmaco contro la malattia e con l’altra la carezza contro la disperazione della solitudine. 

L’alleanza con Dio non delude: “Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle: tale sarà la tua discendenza” (Gen 15, 5). La discendenza è la vita che nasce come continua vittoria per segnare il tempo e renderlo storia viva dell’umanità. Questa non verrà mai meno per la fedeltà dell’alleanza in cui si entra e si rimane per la forza della fede: “Abramo credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia” (Gen 15, 6). Egli credette anche di fronte al mistero della morte: “Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe anche come simbolo” (Eb 11, 19). Da quel momento Isacco è simbolo di Gesù morto e risorto e l’alleanza eterna è stata sancita nel mistero pasquale, germogliato nella Santa Famiglia di Nazaret e consumato nella perfezione del Crocifisso-Risorto. Ora, cara famiglia, tu sei in questa alleanza, da essa attingi forza e della medesima sei segno e sacramento: “Questo mistero è grande: io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!” (Ef 5, 32). In alcune situazioni, come nel tempo presente, questo mistero attraversa la famiglia come la spada, predetta a Maria da Simeone; essa trafiggerà l’anima “affinché siano svelati i pensieri di molti cuori” (Lc 2, 35). È tempo dunque di svelare i pensieri dei cuori, grazie al mistero coniugale e familiare, che porta lontano, come pula, la pesantezza delle relazioni e gli ostacoli al fluire degli affetti.

Cara famiglia, rendi grazie al Signore e invoca il suo nome, medita le sue meraviglie … Egli si è sempre ricordato della sua alleanza, parola data per mille generazioni (cfr Sal 105). Accogli questa parola nella fede e trasmettila alla generazione nata dalle tue viscere, essa non la chiede ma l’attende e ne ha bisogno. Questa attesa può essere espressa con le parole di Erri De Luca nel libro L’ospite della vigilia, essa infatti ti chiede: “Mi serve un po’ di fede come uno spago per tenere insieme … anche se alla fede non arrivo, credo alla pace, alla buona volontà degli uomini, credo che esista il diritto a una sera come questa in ogni stanza del mondo … e così Maria partorisce lontano da casa. Natale è una notte di pace in mezzo alla guerra”. Gesù nasce fuori casa perché tutte le famiglie riabbiano la casa delle relazioni e della sicurezza, muore fuori città perché gli uomini ritornino a vivere come famiglia umana, non più costretta dalla malattia, dalla fame, dalla guerra e dalla morte. 

La pace del Bambino ti raggiunga attraverso il cuore immacolato e pieno di grazia di Maria e attraverso il silenzio fattivo e protettivo di Giuseppe.

La Santa Famiglia ti benedica e ti custodisca nell’amore.

+ Pasquale Cascio

       arcivescovo