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Il messaggio di cordoglio in ricordo di S.E. Mons. Giovanni D’Alise

La Chiesa di Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia, affidatami dalla misericordia di Dio, si unisce con la preghiera al dolore e alla speranza della Chiesa sorella di Caserta per la dipartita del suo amato Pastore Mons. Giovanni D’Alise. Egli per dieci anni ha guidato la Chiesa sorella irpina di Ariano Irpino-Lacedonia con saggezza e zelo pastorale, allo stesso modo stava curando la Chiesa di Caserta, esercitando la sua paternità con tenerezza e fermezza, ponendosi per tutti come esempio di abnegazione e coraggio.

Grati al Signore per il dono della sua vita al servizio del ministero sacerdotale, riconoscenti e memori della passione del vescovo Giovanni, formiamo un cuor solo e un’anima sola per accompagnarlo alla Liturgia celeste, dove tutti saremo una cosa sola nell’unità dell’Amore di Dio.

 

Sant’Angelo dei Lombardi, 5 ottobre 2020

 

+ Pasquale Cascio, Arcivescovo


Conferenza Episcopale Campana

Per una “lettura sapienziale” del tempo presente

Scheda per la riflessione nelle nostre Chiese

Conferenza Episcopale Campana

 

Per una “lettura sapienziale” del tempo presente

Scheda per la riflessione nelle nostre Chiese

 

 

  1. Introduzione

Nel messaggio ai sacerdoti del 13 maggio noi vescovi ci impegnavamo ad offrire una lettura sapienziale di quanto sta accadendo: «Su questa lettura sapienziale e sulla ricaduta pastorale di quanto sta avvenendo noi vescovi ci impegniamo a riflettere per accompagnare le nostre comunità e aiutarle a leggere i segni dei tempi con gli occhi della fede». È quello che facciamo oggi, ed è un momento significativo della nostra Conferenza: non siamo riuniti per affrontare aspetti particolari, ma stiamo dedicando un intero incontro esclusivamente al discernimento, guidati dalle parole di Papa Francesco e tenendo lo sguardo fisso alle nostre comunità.

 

  1. Leggere questo tempo con gli occhi della fede

«Il popolo di Dio, mosso dalle fede, per cui crede di essere condotto dallo Spirito del Signore, che riempie l’universo, cerca di discernere negli avvenimenti, nelle richieste e nelle aspirazioni, cui prende parte insieme con gli altri uomini del nostro tempo, quali siano i veri segni della presenza o del disegno di Dio» (GS n. 11). Come interpretare la crisi attuale, quali lezioni ricavarne, e come riconoscere il “nuovo” di Dio? Quali cose lasciar cadere e quali mantenere? «Come cambieranno le cose? Come saremo? Cosa ci chiede il Signore in questo tempo? … Senza dubbio, ci sarà una profonda cesura rispetto al passato. Per questo, sono necessari strumenti di riflessione per capire alla luce della fede quanto stiamo vivendo … Quello presente è un Kairós, che porta con sé delle opportunità» (Comunicato del Consiglio Permanente della CEI, 16 aprile).

Dobbiamo riconoscerlo: noi non siamo abituati a questo esercizio della fede, a leggere cioè i “segni dei tempi”, a cogliere, attraverso gli avvenimenti, i richiami, gli appelli. È un esercizio a cui non siamo abituati, come purtroppo dimostra il fatto che, anche in questa emergenza, siamo forse più preoccupati della ripresa della celebrazione dei sacramenti piuttosto che di “discernere l’oggi di Dio”.

Eppure una Chiesa dovrebbe essere capace di leggere in maniera sapienziale la storia. La storia è un luogo teologico, è il luogo di rivelazione, è il luogo attraverso il quale Dio interpella la nostra vita e la nostra missione. Il Signore chiama attraverso la storia, attraverso il vissuto del mondo e dell’umanità; oggi siamo tutti tentati, noi operatori pastorali, di portare avanti una pastorale di iniziative e di attività. La pastorale, prima di essere attività, è discernimento, ascolto dello Spirito e ascolto delle domande delle persone. Una corretta pastorale presuppone una corretta teologia.

 

  1. La barca nella tempesta

Vogliamo leggere quanto è accaduto e sta accadendo come un appello, un richiamo, e vedere la crisi come grazia. Leggere con gli occhi della fede la situazione presente significa chiedersi: cosa vuole il Signore da noi, cosa vuole dirci attraverso questi fatti, quale lezione imparare dagli avvenimenti che viviamo? È quello che ha fatto in questo tempo Papa Francesco, il quale ha accompagnato il popolo di Dio lungo il periodo della pandemia, in particolare in quella stupenda meditazione nella sera del 27 marzo. Già leggere e meditare quel testo sarebbe sufficiente per un esercizio di discernimento. Il Papa, in quella meditazione, dopo aver descritto quanto stava accadendo con l’immagine evangelica della “tempesta”, aggiunge: «Signore, tu ci rivolgi un appello, un appello alla fede. In questa Quaresima risuona il tuo appello urgente: “convertitevi”, “ritornate a me con tutto il cuore”. Ci chiami a cogliere questo tempo come un tempo di scelta. Non è il tempo del tuo giudizio, ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di te, Signore, e verso gli altri». La tempesta ci invita a rivedere “le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità”. E questo a livello personale, sociale, ed ecclesiale.

 

  1. “È il tempo di reimpostare la rotta della vita” (Papa Francesco)

Non è possibile qui indugiare analiticamente sulle cose da imparare da quanto stiamo vivendo. Le abbiamo lette o apprese dai tanti mezzi di comunicazione, dalla rete, ecc. Sia pure come esemplificazioni, tentiamo di esplicitarne alcune.

Il senso del limite, personale e sociale; il ridimensionamento dell’illusione di onnipotenza; nessuno si salva da solo; il valore del tempo che viviamo; l’importanza di essere vicini e di essere distanti; il grande sentimento di solidarietà…

Cosa siamo diventati dopo questa pandemia, sia come comunità ecclesiale sia come comunità civile? A cosa siamo chiamati? Cosa possiamo diventare? Quando potremo tornare finalmente alla normalità? Era “normale” il nostro modo di vivere prima? O forse Dio ci chiede proprio di non tornare a quella “normalità”, che fa sistematicamente a meno di Lui emarginandolo?

 

  1. “Perché tutto non sia come prima”

La crisi che stiamo vivendo è un giudizio, ma anche certamente una grande occasione che non possiamo permetterci di sprecare. Certo, essendo la situazione in evoluzione, non è possibile formulare programmi “ad ampio respiro” e indicare con precisione le cose da cambiare e quelle da assumere oggi e per l’immediato futuro.

In questo tempo di pandemia la Chiesa si è trovata a vivere un passaggio di grave difficoltà e insieme l’apertura di inattese possibilità. Questo tempo ha fatto emergere con più evidenza tutte le problematiche pastorali, teologiche e spirituali con cui la Chiesa si confronta da decenni.

Certamente, tuttavia, questa pandemia ci costringe a ripensare la pastorale e ad accelerare quel rinnovamento prospettato dal Concilio e continuamente sollecitato da Papa Francesco, il quale ci dice, in molti modi di ripensare le pratiche pastorali in nome di un cambiamento d’epoca che stiamo vivendo e nella direzione di una Chiesa “in uscita”: «La pastorale in chiave missionaria esige di abbandonare il comodo criterio pastorale del “si è fatto sempre così”» (EG n. 33). «Ci troviamo dinanzi ad una situazione per noi nuova ed inattesa, che costringe a maturare un diverso modo di pensare, a cercare vie nuove per servire il popolo di Dio. Il Signore parla nella storia e ci chiede di accogliere con fiducia la Sua volontà, la quale si manifesta anzitutto nell’evidenza dei fatti» (Libanori). «Non è una parentesi! Questo tempo parla, ci parla, urla. Ci suggerisce di cambiare» (Derio Olivero). Insomma una lettura sapienziale dell’esperienza della pandemia «non può prospettare il semplice ritorno alla situazione di prima, augurandosi di riprendere l’aratro da dove si era stati costretti a lasciarlo» (Commissione Episcopale per la Dottrina della Fede e la Catechesi, “È risorto il terzo giorno”. Una lettura biblico-spirituale dell’esperienza della pandemia, pag. 19).

Prima che sia troppo tardi: «Mi chiedo se questo tempo di chiese vuote e chiuse non rappresenti una sorta di monito per ciò che potrebbe accadere in un futuro non molto lontano: fra pochi anni esse potrebbero apparire così in gran parte del nostro mondo. Non ne siamo già stati avvertiti più volte da quanto è avvenuto in moti paesi, dove sempre più chiese, monasteri e seminari si sono svuotati o hanno chiuso? … Forse questo tempo di edifici ecclesiali vuoti mette simbolicamente in luce il vuoto nascosto delle chiese, e il loro possibile futuro se non si compie un serio tentativo per mostrare al mondo un volto del cristianesimo completamente diverso» (T. Halik, “Il segno delle chiese vuote. Per una ripartenza del cristianesimo”, Vita e pensiero – e-book).

 

  1. “Una nuova immaginazione del possibile” (Papa Francesco)

Come si è detto prima, non è possibile indicare con precisione le cose da cambiare e quelle da assumere oggi e per l’immediato futuro, considerata la situazione in evoluzione.

Più che il tempo di dare risposte, questo è il tempo di intercettare domande. Bisogna con coraggio innanzitutto cogliere le domande e, poi, con pazienza e costanza, lasciandosi guidare dallo Spirito Santo e illuminare dalla Parola di Dio, operare un “discernimento comunitario”, che permetta alle nostre Chiese di rivedere il proprio cammino alla luce del passaggio doloroso del Covid-19.

Tuttavia, proviamo a suggerire forme nuove di azione pastorale, che sono state già sperimentate, anche se in piccolo, in questo periodo che abbiamo vissuto. Proprio in epoche come queste lo Spirito Santo ha suscitato nuovi santi, iniziative inedite, modelli nuovi di vita pastorale. Sviluppiamo quei germi di novità pastorale che già sono emersi in questi mesi. Proviamo ad elencarli velocemente.

 

  • In questo periodo, per esempio, proprio grazie ai social media, le nostre comunità hanno raggiunto molte persone: come continuare a coinvolgerle anche dopo? La pandemia ha toccato nell’animo diverse persone: è a loro che dovremo guardare con nuove proposte di evangelizzazione. Il passaggio dell’epidemia, infatti, ha confermato, se ce n’era ancora bisogno, che “non siamo nella cristianità, non più!” (Papa Francesco).

 

  • Da fine febbraio non abbiamo più potuto vivere la normalità del nostro essere gente di Chiesa: niente messe, niente catechismo, niente prove di canto, niente riunioni di ragazzi e giovani, di giovani sposi, niente attività di oratorio, niente feste parrocchiali, ma è nelle case che stava succedendo qualcosa di veramente buono ed è da lì che dobbiamo partire.

In preparazione alla Pasqua, le Diocesi hanno elaborato sussidi su come celebrarla in casa attraverso la preghiera, anche con i segni. Parecchi hanno pregato nelle case il Giovedì santo: hanno pregato sul pane, lo hanno spezzato, hanno lavato i piedi ai propri familiari; il Venerdì santo, l’adorazione della Croce al centro del tavolo; a Pasqua, la benedizione della mensa.

Abbiamo scoperto la preghiera in famiglia; non abbiamo mai visto tanta gente pregare in famiglia come adesso, malgrado non ci siano state le messe con i fedeli. Spesso nelle nostre parrocchie, al di là dei sacramenti e poco altro, non c’è più niente: sacramenti, messe, qualche gruppo, il catechismo. Invece sta nascendo e vivendo di più la dimensione domestica, familiare: questa sarà la nostra salvezza! Nelle famiglie, nella preghiera in famiglia.

Bisogna recuperare quello che il Concilio ha detto da cinquant’anni, ma che abbiamo trascurato: il sacerdozio battesimale. Tutti i battezzati sono sacerdoti: c’è un sacerdozio ministeriale, quello dei presbiteri certo, ma c’è un sacerdozio di tutti i battezzati. Ebbene, noi crediamo che questo non deve andare perduto! Dobbiamo riconoscerlo: come Chiesa ci siamo concentrati nel passato solo sulla Messa, a cui, riconosciamolo, è abbastanza facile “assistere”; e senza Messa non sappiamo più cosa dire al Signore! Solo Messa, e niente più? Tutto Messa? Certo, la Messa è il massimo, il culmine, è la forma più perfetta della preghiera cristiana ma non esiste solo la Messa!

Ecco: recuperare questo sacerdozio battesimale che si è manifestato in questi mesi, soprattutto in famiglia, nella preghiera in casa.

Ma le nostre comunità sono in grado di pregare con la Parola? Le abbiamo educate alla riflessione sulla Parola di Dio? A fare Centri del Vangelo nei condomini, nelle case, ad essere loro i protagonisti della vita pastorale?

 

  • La catechesi

Le forme normali di catechesi sono state sospese, perché richiedevano il radunarsi di più persone in luoghi chiusi, ma forse sta nascendo un modo nuovo di formare un pensiero a partire dalla fede. In questi giorni è nata l’esigenza di interpretare il tempo che stiamo vivendo. Un desiderio di riflessione, pensieri, interpretazioni che, alla luce della fede, aiutino a dare un senso, a trovare una saggezza, a vivere da credenti il tempo perché diventi un tempo di grazia. Questo desiderio ha trovato nuove vie di comunicazione: sono circolate riflessioni, testimonianze che poi le persone facevano circolare per mezzo dei social media.

È vero, nella rete circola anche molta spazzatura, anche religiosa, forme di “devozionalismo selvaggio”. Ma se creassimo gruppi che invece selezionassero testi, riflessioni di qualità, e li proponessero ai fedeli, alla gente, per aiutare a riflettere e meditare, anche per un desiderio di confrontarsi, di incontrarsi, per scambiare le riflessioni, insieme o a piccoli gruppi: non è forse questa una forma di catechesi? Non potrebbe ispirare nuove modalità di formare un pensiero alla luce della fede?

 

  • La liturgia

Non si può negare che siamo stati colti alla sprovvista da questa situazione. Il senso di smarrimento ha portato anche a forme di pseudoliturgia selvaggia. A chi, in queste settimane, non è capitato di ricevere sui social dei video di sacerdoti che hanno fatto un uso improprio della liturgia o di alcuni aspetti cultuali? Abbiamo visto di tutto e di più. Abbiamo sorriso di fronte a questi video, ma poi, riflettendoci, abbiamo pensato che il fenomeno potesse nascondere cause ben più serie sulle quali vale la pena interrogarsi. Comunque nei giorni della pandemia si sono aperti nuovi spazi di celebrazione che potrebbero essere valorizzati.

 

  • La carità

Nel tempo dell’epidemia si è sviluppata la “fantasia della carità” (Giovanni Paolo II). Non solo il solito pacco – necessario, oggi la gente non riesce neanche a riempire la tavola! – ma anche nuove iniziative come: la disponibilità a fare la spesa per chi non poteva uscire di casa; un numero sempre attivo per il Centro di ascolto; un telefono amico per le persone sole, in difficoltà; l’arrivo di nuovi volontari; l’utilizzo dei social media per contattare e tenere in rete i bisogni; il legame con altri Centri di ascolto coordinandosi meglio.

 

  • Prendersi cura delle relazioni

Ad essere stato provato in questa fase è il tessuto delle nostre comunità ecclesiali, a rischio di dispersione e di smarrimento. A questo scopo è necessario prendersi cura delle relazioni personali. I fedeli vanno cercati uno per uno, con la discrezione necessaria, ma anche con la cordialità e l’interessamento sincero. Abbiamo bisogno di riscoprire la bellezza delle relazioni all’interno, tra collaboratori, praticanti… Abbiamo bisogno di creare in parrocchia un luogo dove sia bello trovarsi. E che ciò traspaia all’esterno, a quelli che compaiono qualche volta per far celebrare i sacramenti. Ai nostri presbiteri bisogna dire che è emersa in questo tempo una forte domanda di ascolto che va recepita.

Abbiamo scoperto l’importanza delle relazioni. Se il vuoto di questi giorni ha fatto crescere in noi la nostalgia dell’amicizia, delle relazioni, perché non ci bastano le relazioni virtuali, allora chiediamo allo Spirito di farci tornare in comunità, non per riprendere il ritmo forsennato delle tante attività ma per curare meglio la qualità delle relazioni.

 

6.7     Impegno profetico

Insieme con gli uomini e le donne di buona volontà le nostre comunità sono chiamate ad un impegno profetico, denunciando il taglio che negli ultimi anni è stato operato nel nostro Paese verso la sanità.

Inoltre un impegno profetico per la salvaguardia del creato.

In questo tempo, infatti, si è constatato come è vero che c’è connessione tra gli uomini e il creato; la crisi del Covid-19 ha evidenziato che “tutto è connesso” e che «non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale» (Laudato si’ n. 139).

 

  1. Conclusione

Il periodo che abbiamo vissuto e che stiamo vivendo ha fatto emergere quella crisi nella quale già vivevamo. Nella “ripartenza” stanno venendo fuori forti resistenze da parte di quelli che considerano questo periodo una parentesi da superare. Esortiamo presbiteri, religiosi e operatori pastorali a superare le resistenze e ad “investire” su quello che lo Spirito in questo tempo dice alle nostre Chiese.

 

 

Pompei, 3 luglio 2020

 

Il Vescovi

                                                                                                    della Conferenza Episcopale Campana

 

 


ultimo protocollo d’intesa tra il Ministero dell’ Interno e la CEI 27/06/2020

Carissimi Confratelli,

secondo l’ultimo protocollo d’intesa tra il Ministero dell’ Interno e la CEI è possibile distribuire l’Eucaristia ai fedeli senza l’ uso dei guanti. Il Celebrante e i Diaconi, dopo essersi comunicati, procedano ad una scrupolosa igienizzazione delle mani con soluzioni idroalcoliche e distribuiscono ai fedeli le specie eucaristiche solo sul palmo della mano, evitando “qualsiasi contatto tra le mani dell’ officiante e quelle dei fedeli medesimi”.

Si ricordi, però, ai Fedeli di igienizzare sempre le mani entrando in chiesa. Rimane l’obbligo, per i fedeli, di indossare la mascherina durante la celebrazione; per il celebrante è obbligatoria durante la distribuzione della Comunione.

Nella medesima nota si concede agli sposi, nel rito del matrimonio, di stare senza la mascherina.

Rimane invece obbligatorio l’ uso della medesima per il celebrante durante il rito e a tutti i fedeli che partecipano alla celebrazione.

Continuiamo ad accompagnare ed educare il nostro popolo alla responsabilità, seguendo, passo dopo passo, le disposizioni della CEI e del Governo, che sono frutto di studio e di reale conoscenza degli attuali indici epidemiologici.

Confidando nella collaborazione di tutti, saluto e benedico di cuore.

Pasquale Cascio, arcivescovo.


Santuario di San Francesco a Folloni Montella (Av)

Celebrazione Eucaristica sabato 12 settembre 2020 ore 18.00

10° anniversario di ordinazione dei Diaconi Permanenti e Conferimento del Ministero del Lettorato al Seminarista Francesco Capone

Celebrazione Eucaristica sabato 12 settembre 2020 ore 18.00
Santuario di San Francesco a Folloni Montella (Av)

10° anniversario di ordinazione dei Diaconi Permanenti e
Conferimento del Ministero del Lettorato al Seminarista Francesco Capone

su alcuni aspetti della celebrazione dei sacramenti in tempo di emergenza sanitaria

Messaggio ai sacerdoti della Conferenza Episcopale Campana, con nota diocesana (22/06/2020)

Conferenza Episcopale Campana

MESSAGGIO AI SACERDOTI

Le seguenti linee unitarie, valide per le Diocesi della Campania, su alcuni aspetti della celebrazione dei sacramenti in tempo di emergenza sanitaria presuppongono una “lettura sapienziale” del tempo che stiamo vivendo e che noi vescovi vi proporremo in un prossimo incontro. In continuità con le linee già consegnate nel “Messaggio ai sacerdoti” del 13 maggio u.s., disponiamo quanto segue:

1. Celebrazione delle Prime Comunioni
Si dà la possibilità di celebrare le Prime Comunioni nel nuovo anno pastorale, a condizione che sia premesso un congruo tempo di catechesi. La celebrazione avvenga secondo le prescrizioni sanitarie vigenti e, preferibilmente, a piccoli gruppi.

2. Celebrazione delle Cresime
La Celebrazione delle Cresime rimane temporaneamente sospesa secondo l’attuale Protocollo tra Governo e CEI. Si chiederà alla CEI di farne oggetto di riflessione nel tavolo di lavoro con il Governo.

3. Richiesta di celebrazione dei Matrimoni di domenica o in luoghi diversi dall’aula liturgica
Con riferimento ad alcune richieste in tal senso, i vescovi dispongono che, nelle Diocesi dove il sacramento del matrimonio non si celebra di domenica, tale norma continua ad essere in vigore. Non è consentita la celebrazione del matrimonio in luoghi diversi dall’aula liturgica sua propria, secondo la norma del Codice di Diritto Canonico.

4. Processioni e feste patronali
In attesa di una interpretazione più soddisfacente del recente Decreto (11 giugno 2020) del
Ministero sulle “modalità di svolgimento delle processioni religiose”, soprattutto in ordine alla sicurezza sanitaria e all’attribuzione delle responsabilità, si conferma quanto già stabilito, e cioè: «Le processioni e feste patronali, per altro già non consentite dalle attuali prescrizioni del Governo, siano sospese fino a nuove disposizioni. Rientrano in tale provvedimento anche quelle manifestazioni che prevedano, pur senza il concorso di popolo, il portare la statua del santo per le strade. Il divieto delle feste patronali è motivato anche dalla drammatica crisi sociale seguita all’emergenza sanitaria: non sarebbe tollerabile assistere a feste utilizzando le offerte della gente mentre aumentano i poveri».

5. Celebrazione dei battesimi e padrini non cresimati
Gli aspiranti padrini non cresimati non possono fungere da padrini (can 874). Si prenda in considerazione quanto previsto dal Codice di Diritto Canonico (can. 872): «Al battezzando, per quanto è possibile, venga dato un padrino».

Pompei, 16 giugno 2020

I vescovi della Conferenza Episcopale Campana

NOTA DIOCESANA

Riguardo al punto 1 sulla Celebrazione delle Prime Comunioni del Messaggio ai sacerdoti della Conferenza Episcopale Campana del 16 giugno 2020, ogni parroco, in accordo con le famiglie, può stabilire delle date, già a partire dall’estate, anche a piccoli gruppi, valutando nella propria realtà la preparazione dei ragazzi.

Per il punto 3 sulla Celebrazione dei Matrimoni di domenica, ricordo che nella nostra Diocesi molte parrocchie già celebrano il matrimonio nel giorno festivo. Nell’incontro dei parroci del 6 giugno 2020 fu deciso che anche le parrocchie che al momento non celebrano il matrimonio di domenica, su richiesta degli sposi, con il nulla osta ad hoc del vescovo, devono concedere agli sposi per gli anni 2020 e 2021 la celebrazione del matrimonio nel giorno festivo. Fu anche detto che era un modo concreto per venire incontro alle necessità delle famiglie in questo tempo di emergenza e di ricomprensione di alcune prassi.

Mentre al punto 5 circa i Battesimi con padrini non cresimati, si faccia il possibile perché ogni battezzando abbia il suo padrino o madrina; in caso di difficoltà si consulti il vescovo.
In ogni caso, per tutti e cinque i punti, le possibili difficoltà insorgenti siano affrontate in comunione con il vescovo e nella salvaguardia della comunione nella comunità.

Sant’Angelo dei Lombardi, 22 giugno 2020

+ Pasquale Cascio
Arcivescovo


Tribunale Ecclesisastico diocesano è on-line il nuovo sito

E’ on line il sito del Tribunale Ecclesisastico diocesano dell’Arcidiocesi di Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia (http://tribunale.diocesisantangelo.it/)

 

NEWS

Dal 1° maggio 2020 è possibile chiedere l’iscrizione all’Albo degli Avvocati e all’Albo dei Periti del Tribunale Ecclesiastico diocesano dell’Arcidiocesi di Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia.

All’interno di questo sito si trovano l’elenco del materiale da produrre e i moduli da compilare e inviare all’indirizzo di posta elettronica tribunaleecclesiasticoscnb@pec.it.

In seguito, non appena sarà possibile, l’Arcivescovo contatterà singolarmente i vari candidati per un colloquio personale.

I Vescovi della Metropolia beneventana dal Presidente Mattarella

COMUNICATO STAMPA

Arcidiocesi di Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia

 

COMUNICATO STAMPA

 

I Vescovi della Metropolia beneventana

dal Presidente Mattarella

Palazzo del Quirinale – Roma, 25 giugno 2020, ore 12.00

In vista del secondo Forum degli Amministratori, in programma nel prossimo autunno (data ancora da fissare), giovedì 25 giugno alle ore 12, i vescovi promotori * della Lettera agli Amministratori Mezzanotte del Mezzogiorno? s’incontreranno al Quirinale con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per discutere dei temi sottolineati con forza nel documento rivolto agli Amministratori e per chiedere una rinnovata attenzione ai territori delle “aree interne”, questione che non può continuare a restare marginalizzata nell’Agenda di Governo: quello sannita-irpino, infatti, è un territorio povero di popolazione e di risorse, che dopo la pandemia vedrà – facile previsione – aumentare il numero dei poveri. Ironia della sorte, proprio la recente pandemia ha peraltro messo drammaticamente in luce le potenzialità delle aree interne rispetto ai grandi raggruppamenti urbani e alle aree metropolitane.

I vescovi sono fiduciosi che l’attenzione e le parole di stima che – nell’udienza concessa agli educatori del seminario di Posillipo nel febbraio di quest’anno – il Presidente della Repubblica ha avuto per la loro iniziativa e per la promozione di un percorso che veda uniti amministratori delle realtà più fragili del Paese, non cadranno nel vuoto. Essi non pretendono, né intendono, sostituirsi a nessuno arrogandosi compiti che non competono loro. Non spetta infatti ad essi formulare progetti di chiara valenza politica, né, ancor meno, programmi. Piuttosto, in risposta a quello che è il loro compito di pontefici, ai quali spetta essenzialmente costruire ponti, intendono proporre un metodo che, anche in politica come in economia, tenga fermo il primato della comunione. E il metodo è quello del camminare insieme, di “fare rete, quindi, gioco di squadra, programmando insieme una politica di sviluppo: se riuscissimo nell’intento, tutti ne trarremo vantaggio; in caso contrario, tutti saremo destinati a perdere” (Mezzanotte del Mezzogiorno?).

Essi sono convinti che un serio progetto per le Aree interne avrebbe ricadute positive, anche sul piano economico, per tutta la Nazione. In un contesto dove i rapporti umani sono più forti e stabili che non nei grandi raggruppamenti urbani o – peggio ancora – nelle aree metropolitane –, risultano infatti più facili anche quei legami di solidarietà che in altri contesti lo Stato deve impegnarsi a garantire (non sempre con efficienza né efficacia) con grosso dispendio economico. Nei nostri piccoli Comuni molte persone si prendono cura dei vicini anziani, vigilando su di loro a distanza, come faceva Miriam, la sorella di Mosè, quando il fratello infante, nel cestino, fu affidato alla Provvidenza. Ebbene, quante persone potrebbero vivere in modo più dignitoso e sereno la propria vecchiaia in questi territori (invece che in tante case di riposo…), e quanto beneficio economico ne trarrebbe lo Stato, se vi fosse un progetto serio per rivitalizzare le nostre terre?

I vescovi sono convinti che il Presidente della Repubblica saprà confortare la loro azione anche con suggerimenti e stimoli affinché essa convinca gli attori dello scenario politico-amministrativo a sperimentare nuove prassi e a praticare finalmente azioni convergenti e, perciò, produttive per il bene delle comunità.

 

“Ritengo che questo incontro con la più Alta Carica dello Stato – afferma Mons. Pasquale Cascio, Arcivescovo di Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia – darà risonanza nazionale alla situazione grave e allarmante dei nostri territori, ponendoli in relazione e coesione sociale con le altre aree interne italiane. In questo modo le proposte e le risposte potranno avere una progettualità politica e amministrativa condivisa in Parlamento e nell’azione governativa. Il Presidente della Repubblica, quale arbitro e garante delle istituzioni, si fa anche promotore delle concrete aspettative delle popolazioni, ponendole come questioni sociali e istituzionali”.

 

Il 13 maggio 2019 i vescovi della Metropolia di Benevento sottoscrissero un documento dal titolo: Mezzanotte del Mezzogiorno? Lettera agli Amministratori, nel quale mettevano a fuoco il persistente e grave ritardo nello sviluppo delle cosiddette “aree interne”. Rifiutando di aderire alla rassegnazione, come se i giochi, ormai, fossero fatti e l’unica possibilità rimasta quella di un accanimento terapeutico per ritardare, quanto più possibile, la morte dei propri territori, esortavano ad agire non in maniera disorganica o, ancor peggio, scomposta, ma con una progettualità profetica, con “un progetto strategico di lunga gittata che miri a privilegiare l’interesse comune, il quale solo può consentire il benessere di tutti, singole persone come enti locali”.

Nei giorni 24-25-26 giugno 2019, si tenne il Primo Forum degli Amministratori Campani, con la relazione introduttiva del prof. Luigino Bruni; intanto, il 12 giugno, Papa Francesco aveva scritto, per l’occasione, una lettera all’arcivescovo di Benevento, nella quale affermava: “La condizione precaria delle fasce più deboli della società richiede da parte di tutti – istituzioni, comunità ecclesiali, realtà educative ed assistenziali – un costante sforzo per chinarsi sulle difficoltà e le sofferenze di tanti nostri fratelli e sorelle, offrendo loro gesti concreti di condivisione e di solidarietà. Auspico, pertanto, che si dedichi ogni energia per ridare speranza alle persone più deboli e bisognose di aiuto, in vista di una società sempre più accogliente, fraterna e a misura d’uomo”. Copia di questi testi e del programma del Forum è stata consegnata al Presidente della Repubblica dall’arcivescovo di Benevento, quando il Presidente è intervenuto all’inaugurazione dell’anno accademico, nel capoluogo sannita, il 28 gennaio 2020.

 

 

 

* i vescovi che incontreranno il Presidente Mattarella sono: Felice Accrocca, arcivescovo metropolita di Benevento; Arturo Aiello, vescovo di Avellino; Domenico Battaglia, vescovo di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’ Goti; Pasquale Cascio, arcivescovo di Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia; Sergio Melillo, vescovo di Ariano Irpino-Lacedonia; ad essi si unisce dom Riccardo Guariglia, abate di Montevergine.

 

Comunicato

Presentato all’Arcivescovo Cascio il progetto della linea ferroviaria Eboli-Calitri

Arcidiocesi di

Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia

Comunicato

Presentato all’Arcivescovo Cascio il progetto della linea ferroviaria Eboli-Calitri

 

Come previsto si è tenuto in mattinata l’incontro nel quale è stato esposto all’Arcivescovo Pasquale Cascio il progetto della linea ferroviaria Eboli-Calitri. L’incontro è avvenuto presso l’episcopio di Sant’Angelo dei Lombardi alla presenza di una delegazione del comitato promotore e di alcuni sindaci dei comuni interessati.

L’idea di collegare con rotaia la bassa Valle del Sele con la Valle dell’Ofanto risale a poco prima dell’Unità d’Italia, quando i Borbone commissionarono un progetto specifico. I lavori, però, né allora né dopo il 1861 sono andati avanti, il progetto fu ripreso di nuovo nel 1953, ancora una volta senza alcun esito.

Oggi, per contribuire a recuperare una vasta area delle zone interne salernitano-irpino-lucane, un aiuto potrebbe venire dalla realizzazione della tratta ferroviaria Eboli-Calitri. Con la realizzazione di una bretella di circa trentacinque chilometri, si metterebbero in comunicazione dodici aree industriali, si potrebbe ridurre la mobilità pesante sulla Fondo Valle Sele (quotidianamente attraversata da bisarche cariche di auto, pomodori e paglia, a seconda delle stagioni)… L’uso del treno, purtroppo, è lontano dalle nostre abitudini correnti, fatte esclusivamente di mobilità di persone attraverso auto private o bus di linea, mentre ripristinare questo mezzo di locomozione segnerebbe non tanto un ritorno al passato quanto un adeguamento a stili e risparmio di risorse in una urgente prospettiva ecologica, ben presente sia nel nord Italia che nel resto d’Europa.

Ecco che la linea si candiderebbe a movimentare persone e merci, fungendo da collegamento tra la tratta Battipaglia-Potenza-Taranto e, tramite la Foggia-Potenza, avviarsi verso la zona adriatica. Inoltre, utilizzando parte della linea Avellino-Rocchetta Sant’Antonio, si candida a ridare linfa anche a questa direttrice storica.

Sogno o progetto realizzabile? Lo scopo principale del comitato promotore è quello di convincere il Ministero per le infrastrutture a finanziare uno studio di fattibilità che possa togliere il dubbio alla domanda inziale.

Il presidente del comitato, Giacomo Rosa, già sindaco di Contursi Terme, ha consegnato un corposo tomo dell’intero progetto, che nei particolari tiene conto non solo della struttura ingegneristica, ma anche dell’impatto socio-economico.

L’Arcivescovo Pasquale Cascio ha offerto un appoggio morale, un vivo incoraggiamento e ha indicato alcune linee da seguire, in base alla conoscenza del territorio e all’esperienza di chi vive con queste popolazioni un impegno quotidiano e sociale: “È importante stabilire e prevedere l’impatto ambientale, sociale ed economico dell’opera, coinvolgendo i soggetti attivi nel territorio sia nelle amministrazioni comunali, sia nell’imprenditoria locale, sia nelle forze sociali che coordinano il mondo del lavoro nell’agricoltura, nell’industria e nel turismo. Bisogna far capire in alto le esigenze del territorio e l’utilità del progetto sia per la finalità diretta sia per le ricadute indirette a vantaggio della rinascita di queste aree interne. La Chiesa si fa carico delle aspettative delle popolazioni e incoraggia tutto ciò che favorisce lo sviluppo del territorio e la qualità della vita di chi lo abita e non deve desiderare di andar via e di chi potrebbe scegliere di abitarlo”.